TerapiaMedica.it

TRATTAMENTO

La vertigine e i disturbi dell’equilibrio rappresentano una delle più comuni cause di richiesta di visita medica. Alla base dei disturbi dell’equilibrio vi possono essere patologie a carico dell’orecchio interno o di altri organi che intervengono nel controllo dell’equilibrio, quali l’apparato visivo, locomotore e propriocettivo.

La terapia dei disturbi dell’equilibrio può essere medica, chirugica e riabilitativa e la scelta del miglior protocollo da seguire deve scaturire da una diagnosi di causa.

La terapia medica della vertigine può essere eziologica, patogenetica, sintomatica e favorente il compenso vestibolare.

La Betaistina si colloca tra i farmaci antivertiginosi a effetto sintomatico e favorente il compenso vestibolare, grazie al suo specifico effetto di debole H1 agonista e potente H3 antagonista senza effetto sui recettori H2. Gli effetti della Betaistina si traducono in una modulazione della attività neuronale e in una vasodilatazione del microcircolo cerebrale. Tali effetti sono dose-dipendenti, con un effetto massimo alla dose di 48 mg/die, in assenza di significativi effetti collaterali.

Le principali forme che traggono giovamento dalla terapia con Betaistina sono la nevrite vestibolare, le crisi recidivanti di vertigine oggettiva, la malattia di Menière, il trattamento di supporto per favorire il compenso vestibolare ( ad esempio dopo neurectomia vestibolare ), la vertigine posizionale parossistica su base emicranica e la vertigine associata a emicrania.

L’assenza di effetti collaterali anche ad alti dosaggi e l’efficacia dose-dipendente, consente di affermare che l’utilizzo della Betaistina dovrebbe basarsi su dosaggi di 48 mg/die per periodi che, anche in relazione alla tipologia della malattia, possono protrarsi per oltre 3-6 mesi.

La Betaistina nel trattamento della malattia di Ménière e delle altre sindromi vertiginose. Review su efficacia e sicurezza - Roberto Albera, Clinica ORL II, Dipartimento di Fisiopatologia Clinica Università degli Studi di Torino - Otorinolaringologia 2005; 55: 115-122